NUCLEARE
La vittoria del nucleare. Le bugie, gli imbrogli, i voltagabbana del nucleare. Ma soprattutto...il grande imbroglio. Il quesito, riformulato dalla Cassazione, sul quale siamo chiamati ad esprimerci è profondamente diverso da quello originario al punto da rovesciarne potenzialmente l'obiettivo!!!
La vittoria del nucleare. Le bugie, gli imbrogli, i voltagabbana del nucleare. Ma soprattutto...il grande imbroglio. Il quesito, riformulato dalla Cassazione, sul quale siamo chiamati ad esprimerci è profondamente diverso da quello originario al punto da rovesciarne potenzialmente l'obiettivo!!!
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ACQUA - scheda rossa
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ACQUA - scheda gialla
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LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Un imperativo categorico: acqua pubblica. Troppe menzogne e falsificazioni corrono in rete. Ma non ri-pubblicizzeremo l'acqua con un doveroso SI al referendum. Ecco la verità sulla situazione italiana e cosa fare all'idomani dell'appuntamento elettorale.
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ACQUA - scheda gialla
Acqua ad ogni costo? La tariffazione dell'acqua, la remunerazione del capitalo investito e la copertura dei costi degli investimenti sostenuti...e il cittadino? Paga!
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LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Chi gioca sporco sul legittimo impedimento? Un referendum necessario per ripristinare l'uguaglianza davanti alla legge, ma c'è chi ha calvato l'onda in modo capzioso.
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RispondiEliminaE' in arrivo anche il video sul primo quesito referendario (acqua).
RispondiEliminaNel frattempo, vorrei ringraziare (insieme a tutti coloro che mi hanno inviato in questi giorni centinaia di email) Renzo Minari, Aphler Sasso, Marco Ares Rossi ed Ernesto Inguastito perchè mi hanno sollecitata ad approfondire le tematiche referendarie e a non accontentarmi delle false verità confezionate dai media.
Andare a votare per i referendum è un diritto del quale non possiamo privarci; a mio avviso è altrettanto necessario votare sì a tutti i quesiti, ben sapendo però che grazie ai partiti, alle lobby e ai gruppi di potere del sistema...la battaglia reale comincia immediatamente dopo i referendum. E' necessaria un'ancora più massiccia mobilitazione, diffusa e consapevole, pulita da qualunque interesse o ingerenza partitocratica.
I cittadini devono lottare capillarmente nei propri comuni, ad esempio, proponendo Ordini del Giorno ai rispettivi Consigli Comunali, Provinciali e Regionali affinchè sia inserita che la dicitura "L'acqua non è una merce, bensì un bene comune, pertanto la gestione del servizio idrico NON può essere considerata un servizio di rilevanza economica".
Altrettanto utile è costituire una sorta di Comitato Nucleare Permenente, per vigilare contro ripensamenti, astuzie, furberie che probabilmente ci saranno anche in caso di vittoria del SI.
Fondamentale inoltre sarà richiamare i partiti (vale ovviamente per gli iscritti)al loro senso di responsabilità e a ridiscutere le posizioni da loro assunte in materia di privatizzazione dell'acqua (avviata già alla fine degli anni '90 da giunte di centro sinistra) e i loro voti attribuiti in sede di Parlamento Europeo a sostegno del nucleare.
Quindi: andiamo a votare, votiamo sì pur essendo consapevoli di quanto siano imperfetti questi referedum, e prepariamoci subito dopo ad una forte risposta e mobilitazione per impedire al sistema di minare la nostra stessa esistenza.
Ringrazio Ernesto per le ulteriori domande sul tema ACQUA che mi ha rivolto. Ecco qui le risposte, suddivise in vari post.
RispondiElimina1 - Hai citato Lucarelli ma vorrei sapere a quali articoli dell'UE si riferisce?
Nel brano del libro “L’acqua è una merce” di Luca Martinelli (altreconomia), Lucarelli non precisa la normativa di riferimento, quindi ho dovuto cercare io i passaggi a sostegno delle sue affermazioni. Tutta la normativa europea in materia di servizi pubblici di rilevanza economica trae origine da quanto enunciato originariamente nel Libro Verde sui servizi di interesse generale del 21/5/2003, dove per altro si ribadisce che si applicano le norme sulla concorrenza solo alle attività economiche. Ad esempio, nel Protocollo integrativo del Trattato di Lisbona sui “Servizi di interesse generale”( C 306/158 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 17.12.2007), non c’è alcun riferimento all’inclusione dell’acqua nei servizi di rilevanza economica, anzi…si legge che: (Articolo 1)
I valori comuni dell'Unione con riguardo al settore dei servizi di interesse economico generale ai sensi dell'articolo 16 del
trattato sul funzionamento dell'Unione europea comprendono in particolare:
— il ruolo essenziale e l'ampio potere discrezionale delle autorità nazionali, regionali e locali di fornire, commissionare e
organizzare servizi di interesse economico generale il più vicini possibile alle esigenze degli utenti;
— la diversità tra i vari servizi di interesse economico generale e le differenze delle esigenze e preferenze degli utenti che
possono discendere da situazioni geografiche, sociali e culturali diverse;
— un alto livello di qualità, sicurezza e accessibilità economica, la parità di trattamento e la promozione dell'accesso universale e dei diritti dell'utente.
Articolo 2
Le disposizioni dei trattati lasciano impregiudicata la competenza degli Stati membri a fornire, a commissionare e ad organizzare servizi di interesse generale non economico.
A maggior ragione dunque diventa urgente strappare l’acqua dall’ambito della rilevanza economica.
2 - Organizzando un comitato locale cosa si deve fare per la dichiarazione di NON RILEVANZA ECONOMICA?
RispondiEliminaIn seguito alla mia proposta, ho scoperto con piacere che a Bari ad esempio si stanno già organizzando per una petizione popolare destinata al Sindaco Emiliano e al presidente della provincia, nella quale si chiede l’inserimento della non rilevanza economica dell’acqua negli Statuti locali. (per saperne di più su cosa stanno facendo a Bari, puoi contattare Adele Dentice su Facebook). Pensa se fossimo in grado di creare un collettivo di comitati locali, che spingono tutti nella stessa direzione ed esigono, anche con dichiarazioni sui media, iniziative, eventi, ecc…., al più presto che l’acqua cessi di essere una merce…. Manderemo in tilt il sistema e costringeremmo le amministrazioni (di qualunque coloritura) a seguire la volontà popolare. Ma chiaramente dobbiamo essere decisi ed evitare da subito ogni interferenza da parte di chi ha comunque interessi particolari da coltivare (partitocrazia) ;-)
3 - I Referendum propositivi piacciono anche a me... Cosa si può fare a livello politico per aprire il dibattito?
RispondiEliminaCi sono già alcune realtà (come ad esempio Per il Bene Comune, del quale faccio parte) che organizzano iniziative ed esperimenti pratici (in piccole o grandi assemblee) di democrazia diretta, aperti a chiunque. In quelle occasioni si spiega la rilevanza e la praticabilità dell’introduzione dei referendum deliberativi. Il passo successivo è organizzare gruppi locali che di nuovo facciano pressione sui Consigli locali. Lo scoglio però in questo caso è molto più grande ed è dovuto alla Costituzione italiana che prevede solamente il referendum abrogativo. L’ipotesi più percorribile è a questo punto quella della proposta di legge di iniziativa popolare, che per essere però presa in considerazione da un sistema blindato come quello nel quale ci troviamo immersi, avrebbe bisogno di cifre eclatanti. Mi spiego: se per poter presentare una legge al Parlamento bastano 50.000 firme (autentificate, con documenti), è altrettanto vero che l’enorme maggioranza di queste finisce in archivio senza essere minimamente considerata. Se anziché 50.000 firme, si consegna una proposta di legge con un milione di firme, comprenderai facilmente che l’effetto è significativamente diverso e che diventa difficile ignorarlo. Ammesso però che questa proposta possa essere accettata, c’è sempre la discussione in Parlamento che può portare ad un testo completamente stravolto. Dunque è una strada difficilissima, ma se non se ne comincia a parlare e a dimostrare l’utilità…non si potrà mai sperare in un qualche progresso. Sono dell’idea che potrebbe bastare poco per far innescare quella scintilla che può consentire di portare ad un ribaltamento della situazione, prima semplicemente inimmaginabile.
4 - Nell'iter legislativo innovativo che seguirà il dopo referendum con la vittoria dei SI, quali scenari possibili possono aprirsi?
RispondiElimina(seguono interrogativi diversi a questo punto 4)
Nel caso in cui il nuovo impianto legislativo non dichiarasse l'acqua un bene di NON RILEVANZA ECONOMICA, sottraendola definitivamente al mercato...
Si tornerebbe di fatto alla situazione precedente al decreto Ronchi: quella che permesso non solo l’ingresso in Italia di multinazionali estere e la creazione di società multiutilities molto grandi quotate in borsa, ma che ha messo al centro la necessità di agire in questi settori solo ed esclusivamente con società di capitali. E questo dice già tutto
In virtù << della mancata certezza sul nuovo impianto legislativo>> che l'acqua venga dichiarata un bene di NON RILEVANZA ECONOMICA e sottratta definitivamente al mercato...
Qui gli scenari possibili sono tanti e non ho risposte precise: dipende dal ruolo dello stato, degli EELL, degli ATO (se saranno mantenuti). Torno però agli esempi di cui ho parlato prima… perché la soluzione migliore è sempre nella gestione pubblica decentrata, tolta cioè a macro strutture di potere. Cambio ambito, ma cerco di spiegarmi: saprai certamente che un’intera cittadina in Germani si è staccata dal gestore di mercato della corrente, per crearsi i propri impianti e gestire localmente il proprio fabbisogno energetico. Ecco, un po’ come hanno fatto in piccolo in provincia di Biella con l’acqua.
.... nel senso che l'acqua rientrerà esclusivamente in una concezione a capitale pubblico (come alcune ATO già lo sono)
Il problema è la forma societaria con la quale sarà gestita l’acqua. Le società di capitali rispondono al diritto privato e quindi siamo sempre nella solita spirale negativa. Pensiamo ad esempio a quanto sarebbe auspicabile un ritorno alle aziende municipalizzate (eventualmente anche in forma di consorzi fra Comuni per un’ottimizzazione di costi e tariffe). La proprietà era del Comune,le tariffe decise e valutate in Consiglio Comunale. A questo livello sarebbe inoltre più efficace un’azione di controllo dei cittadini. Rispetto a chi ribatterà che questo non è possibile in base alla proibizione degli aiuti “di stato” (pubblici) da parte dell’Europa, rispondo che esiste una sentenza della corte di Giustizia del 2003, che riporto qui sotto:
La sentenza Altmark (causa C-280/00), emessa dalla Corte di giustizia europea nel luglio 2003, nella quale si stabilisce che le compensazioni per la fornitura di servizi di interesse generale non rappresentano aiuti di Stato ai sensi dell'articolo 107, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’UE, a condizione che siano soddisfatti cumulativamente i seguenti criteri: 1) il beneficiario sia incaricato dell'assolvimento di obblighi di servizio pubblico definiti in modo chiaro; 2) i parametri per il calcolo della compensazione siano previamente definiti in modo obiettivo e trasparente; 3) la compensazione non ecceda i costi originati dall'adempimento degli obblighi di servizio pubblico, detratti gli introiti ricavati con la fornitura del servizio (può tuttavia comprendere un ragionevole profitto); 4) il beneficiario venga selezionato sulla base di una procedura di appalto pubblico, oppure la compensazione non ecceda i costi di un'impresa gestita in modo efficiente ed adeguatamente dotata di mezzi atti a garantire la fornitura del servizio pubblico.
Insomma, per cui vuole sfuggire alle gabbie pre-ordinate e agli interessi specifici di lobby, partiti, gruppi clientelari…i margini ci sono. Abbiamo voglia di fare questo percorso? Diamoci da fare!
4.1- Se verranno ri-pubblicizzate le ATO quotate in borsa, lo Stato ovviamente dovrà sborsare soldi per rilevare le quote azionarie private, si è fatto un conto approssimativo della spesa?
RispondiEliminaNon mi risulta (non ne sono a conoscenza) sia mai stato fatto questo tipo di calcolo, anche perché è proprio il meccanismo stesso della quotazione in borsa a rendere estremamente fluide le cifre. Non solo: esiste eccome il rischio della speculazione finanziaria da parte dei privati che, costretti alla vendita, potrebbero comunque agire facendo fluttuare i prezzi delle azioni verso l’alto.
(paradosso - quanto ci verrà a costare quest'acqua pubblica non dichiarata di NON RILEVANZA ECONOMICA?)
Il paradosso c’è eccome e va individuata la sua origine sia per individuarne le responsabilità politiche, sia per comprendere i meccanismi nazionali ed internazionali che ci impiccano a decisioni assurde, che paghiamo con il nostro danaro e in qualche caso anche con la nostra salute. Personalmente ritengo che il TUEL del 2000 e la normativa del 2006 (delle quali ho scritto nell’articolo di qualche giorno fa) siano le pietre miliari di questo sfacelo: di conseguenza ritengo parimenti responsabili centro-destra-sinistra, perché nessuno – propaganda a parte – si è mai concretamente mosso in una direzione che sfugga alle logiche del mercato e del consumo.
4.2 - Potrebbe essere possibile che lo Stato espropri la proprietà agli enti locali delle reti idriche ed acquedotti per inserirle in un nuova personalità giuridica centralizzata e a capitale pubblico?
Ho imparato a non credere nell’impossibilità Tuttavia, per espropriare gli EELL dovrebbe nazionalizzare tutta l’acqua, con costi esorbitanti (di nuovo, paradossalmente, a carico dei cittadini). Non solo: in questo carrozzone pieno di metastasi che è l’Italia, un gesto del genere significherebbe eliminare anche tutte quelle strutture locali (oggi ATO e CdA aziendali) che tanto piacciono ai partiti perché consentono di mettere loro uomini a racimolare gettoni presenza e lauti compensi.
Al momento il mio esempio è un piccolo comune in provincia di Biella, nel quale i cittadinini sono comprati la rete idrica e gestiscono il servizio senza alcun compenso e suddividendosi equamente tutte le spese.
Ci sono addirittura zone dove, per sottrarsi al cappio delle aziende private (ben prima del decreto Ronchi!) che avevano portato le tariffe alle stelle, i cittadini si sono organizzati e alla ricezione delle bollette, ricalcolavano i costi in base alla vecchia tariffazione, stampavano per gli altri utenti del posto le nuove bollette e pagavano solo il giusto dovuto (se non erro dovrebbe trattarsi di Latina).
Cara Monia, grazie per le splendide spiegazioni e chiarimenti forniti e mi permetto di suggerire, insieme al prosieguo delle iniziative successive:
RispondiElimina1- proposizione di una legge d'iniziativa popolare per dichiarare l'acqua bene non di rilevanza economica;
2- Comitati cittadini per il controllo delle iniziative dei Comuni in merito a partire da Napoli, Torino, Milano e Bologna
Un abbraccio, enrico
Voterò Sì,
RispondiEliminaper indicare l'auspicio che la privatizzazione non sia obbligatoria. http://punto-lib.blogspot.com/2011/05/referendum-contro-la-disinformazione.html
Tuttavia l'acqua al pari di ogni cosa
è
una merce. Troverei addirittura più sensato credere che nulla debba essere merce, e che ogni bene debba essere comune.
Invece di astrarre un solo bene e pretendere che sia de-cosificato accomunandolo nell'attuale folle folla,
sostengo che sarebbe meglio accomunare la libertà di acquisto di qualsiasi bene, cioè istituire un reddito di cittadinanza e di esistenza in vita.
L'acqua si dice che è essenziale alla vita: certo. Per quasi tutti. Anche il cibo, per quasi quasi tutti. Anche la carne, per molti, anzi per alcuni terrestri. Anche la TV, per alcuni. E l'aria..? Il film "total recall / Atto di forza" prospetta un commercio di aria. Continuando a inquinarla, ci si arriverebbe anche qui sulla Terra.
E la vita..? Oggigiorno la vita è mercificata: si DEVE lavorare, servire, essere dipendenti di qualcun altro, almeno del mercato, per ricevere una quota di potere di vivere.
Col reddito di cittadinanza lavoreremo per piacere, per servire liberamente.
Pertanto sceglieremo i lavori che riterremo davvero utili, buoni. Qualcuno cercherà ancora i lavori più redditizi, ma saranno di meno, o diversi da quelli attualmente più redditizi.